Emidio Di Carlo – sulla mostra "Sabini":

La ricerca del nuovo ha spinto Valter Vari verso un immaginario formale decantato da possibili meraviglie naturalistiche di ordinaria manifestazione speculativa. Pertanto, non destano sorpresa i materiali eterogenei entrati a far parte del suo bagaglio tecnico; materiali spesso di recupero che nell’utilizzazione attengono alla duplice funzione di supporto e di partecipazione alla costruzione dei singoli eventi creativi. Tele, oli, plastiche, carte da parati, inchiostri tipografici compongono il caleidoscopio di immagini attraverso le quali l’artista decanta, appunto, le sue persistenti emotività correnti. Il linguaggio resta ancorato ad un’esposizione narrativa astratto-informale che incalza con impronte pittoriche gestuali. Nel “nuovo” di Vari progredisce l’excursus di quegli artisti che, nell’immediato dopoguerra, da Parigi a Tokio, da New York a Roma, diedero consistenza ad un prevalente linguaggio, grafico e formale, privo di un segnale concettuale evidente con un fare operativo basato sulla velocità di esecuzione, senza referenti naturalistici e simbolici.