Caterina Nobiloni – sulle opere della mostra “In Sabina, castelli e borghi / Emozioni fondamentali: giallo, rosso, blu”:

Valter vari è il blu.
Secondo Kandinsky “la profondità la troviamo nel blu”; si tratta di quel tipo di profondità che attiene all’Anima, che ci riporta a noi stessi e a ciò di cui realmente siamo fatti nel nostro intimo. È lo stesso percorso a rebus che Valter Vari traccia durante le sue ricerche di oggetti dismessi e abbandonati, in una parola: passati. Di questi disparati ed eterogenei ritrovamenti egli mette in atto, più che un recupero nostalgico, una riscrittura artistica, dettata dalla necessità di lavorare su ‘tracce del passato’.
I lavori in mostra sono ricavati da un vecchio copri-materasso costellato di rammendi e rappezzature, da una tovaglia di fiandra che custodisce il segreto di infinite conversazioni al desco domestico, da un foglio di carta utilizzata per la pulizia di macchine fotocopiatrici e da lastre di piombo incise da un rullo che scorre, come il tempo.
E del tempo che è trascorso, queste ‘tele’ conservano tutto il fascino e tutto il peso, simboleggiato anche dalla base in ferro arrugginito – il disco di un vecchio morgano- che le sostiene e le mostra in tutta la loro preziosa fragilità e vulnerabilità.
Tracce di blu quale filo di Arianna che Valter Vari utilizza per non smarrire il cammino attraverso una dimensione nella quale il trascorrere tempo, seppur percepibile, sfuma nella sospensione dell’attimo da lui evocato.